Si parla sempre di cervelli in fuga italiani, ma mai di chi invece fa la scelta opposta: tornare a lavorare in Italia. Ne sa qualcosa Maria Ester Bernardo che, dopo essersi laureata in Medicina e chirurgia all’Università di Pavia e dopo aver conseguito la specializzazione in Pediatria, sceglie di trasferirsi in Olanda per il suo dottorato di ricerca.

Maria Ester in laboratorio presso il SR-Tiget

Ma il suo percorso all’estero dura poco perché ben presto rientra in patria, diventando responsabile dell’Unità funzionale di Trapianto del midollo osseo pediatrico presso l’Ospedale San Raffaele di Milano. Lì viene a contatto con un’altra realtà, di cui ben presto entra a far parte: l’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica, ospitato proprio all’interno dell’Ospedale. Così Maria Ester diventa una nostra ricercatrice e si avvicina al mondo delle malattie genetiche rare.

“Fare il medico ricercatore è un lavoro molto stimolante dal punto vista sia scientifico sia personale. Ho respirato "aria" di medicina sin da piccola in casa grazie al lavoro dei miei genitori”.

Maria Ester

Il suo ambito di lavoro è molto specifico: le cellule staminali mesenchimali di origine midollare, cioè quelle cellule staminali in grado di produrre diversi tipi di cellule specializzate del corpo. Svolge sia un’attività di ricerca di base che applicata alla clinica del trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche (cioè quelle che danno vita ai vari tipi di cellule del sangue) e della terapia genica con cellule staminali emopoietiche ingegnerizzate.

Perché proprio questa specializzazione? “Mi sono avvicinata al mondo del trapianto di midollo osseo e delle terapie cellulari per il continuo dialogo tra clinica e ricerca e per la possibilità di confrontarsi tutti i giorni con nuovi orizzonti terapeutici”, racconta Maria Ester, aggiungendo anche un aspetto molto importante del suo lavoro: l’attività clinica si svolge a contatto con il paziente ed è qui che ritrova “un'importante componente umana e di interazione con gli altri che amo coltivare”.